Questo sito fa uso di cookie tecnici necessari al corretto funzionamento e, con il tuo consenso, di terze parti per migliorare l'esperienza di navigazione. Selezionando Accetta tutti acconsenti all'utilizzo di cookie di terze parti. La chiusura del banner mediante selezione della X a destra mantiene le impostazioni standard e dunque navigazione continuerà unicamente con cookie tecnici.
Il Castello e le fortificazioni risalgono al IX o X secolo e furono posti a difesa dell'abitato.
Delle quattro porte di accesso presenti lungo le Mura di cinta, uno degli accessi, denominato Porta del Ponte e posto nella parte orientale, aveva un ponte levatoio.
Simbolo di Caggiano non solo dell’immaginifico ma anche del reale è infatti la costruzione architettonica che più si impone alla vista di chi si avvicina al paese.
Era costituito in origine da un corpo centrale, una mole possente che comprendeva tre alte torri, un torrione e due fortini.
Secondo un atto di donazione del 1092 il primo signore del paese, Guglielmo di Caggiano della famiglia di Roberto il Guiscardo, lo eresse nella parte più alta del paese per difendersi dagli attacchi dei Saraceni. Le sue mura fortificate rendevano l’accesso quasi impossibile.
Al castello il popolo adiva attraverso due porte d’ingresso orientali e due porte occidentali, più impervie e quindi più protette. Documenti ritrovati testimoniano come le porte fossero custodite nella notte da ronde armate. Una delle porte orientali era provvista di ponte levatoio con catene in ferro, ancora oggi la zona viene denominata figurativamente Bocca del Ponte.
Il paese inoltre era difeso per tre parti da altissimi strapiombi e ad est da un lago lacustre oggi del tutto prosciugato.
I contadini sul far della sera, al suono dell’Ave Maria, rientravano all’interno delle mura per uscirne solo la mattina seguente quando giungeva il Signore per dare le sue disposizioni.
La guardia avanzata dimorava nella Cappella di San Luca, a 50 metri dal corpo centrale, mentre la milizia era acquartierata nel castello dove trovavano posto anche le armerie, le officine e le scuderie.
Le prigioni e le sale delle torture erano situate a piano terra illuminate da piccole e alte fenditoie.
Nel castello erano pronte all’uso potenti macchine da guerra disposte sui bastioni o presso le porte con cui scagliare sassi contro i nemici impedendone l’assalto, armi in seguito sostituite da cannoni in bronzo collocati sui torrioni e sulle mura.
Dopo varie vicissitudini, il castello da fortezza fu ampliato progressivamente fino ad assurgere a residenza signorile nel XV secolo.
Le Mura di cinta sono state interessate da un recente intervento di recupero e pertanto sono in buono stato di conservazione.
Il Castello è parzialmente di proprietà di privati e in parte sede di mostre, convegni e altre iniziative culturali.
Cappella di S. Luca Evangelista
È situata nel Centro Storico della città e fu eretta a suo tempo da una confraternita.
Chiesa di S. Antonio
La chiesa di Sant'Antonio, situata presso l'ex monastero dei Padri Riformati, posta in posizione esterna rispetto al Borgo Medievale, ha due navate.
I dipinti che adornano la chiesa sono del Peccheneda e del Guarini.
Chiesa di Santa Caterina Vergine e Martire
La Chiesa di Santa Caterina Vergine e Martire ha una struttura a crociera ed è stata interessata da un intervento di recupero.
La stessa conserva ben sei opere del celebre pittore Nicola Peccheneda datate 1769, tra le quali si segnalano il "Cristo e l'adultera" ed "Il Sangue del Redentore".
Percorso medioevale
Partendo dalla “Portuccia” è possibile intraprendere un sentiero panoramico che lambisce la parte est del centro storico là dove la roccia degrada verso i campi coltivati fino a raggiungere la chiesa di Santa Venere. In origine questo era il cammino d’ingresso al paese nella sua parte orientale. Lungo il percorso si incontrano diverse grotte usate un tempo dai monaci ortodossi come luoghi di meditazione e un arco naturale maestoso e ancora intatto.
Chiesa di Santa Veneranda
La chiesa di Santa Veneranda si trova al di fuori del circuito murario del paese, sul versante est, è ad unica navata con ingresso sul lato lungo e dai caratteri tipici delle piccole chiese che si svilupparono intorno al X sec. in seguito a flussi migratori di monaci e di popolazioni che si stanziarono nell’Italia meridionale. Vicino alla chiesa c’è una vasca battesimale dove si celebravano due volte l’anno i battesimi per immersione.
A seconda della scuola di pensiero che si voglia seguire, due sono le ipotesi riguardo le condizioni in cui versa la struttura diruta, la prima attribuisce la colpa ad un sisma che ha colpito la zona, mentre la seconda racconta di un incendio devastante. Nonostante i danni riportati, la chiesa non ha perso il suo fascino data la sua posizione che affascina il visitatore nell’affacciarsi dal belvedere verso l’orizzonte che in condizioni meteo favorevoli si apre al golfo di Salerno.
Santa Maria dei Greci
La tradizione vuole sia stata la prima chiesa del paese.
Lunga 20m, larga 8m ed alta 10m, fino al 700 a forma greca e successivamente trasformata a croce latina. Accanto al campanile si trovava il convento dei eandroi.
Da documenti storici si rileva che il culto greco sia stato officiato di sicuro fino al 1570.
Importanti sono i dipinti sotto la volta, opera del Guarino.
Quattro delle tele che una volta abbellivano la chiesa si trovano presso il laboratorio di restauro allestito presso il Castello Normanno.
Sul muro esterno sinistro la leggenda vuole che si trovi la pietra Santa portata dai templari dalla Palestina. Gli antichi usavano toccarla al loro passaggio in segno di buon augurio.
Oggi la Chiesa non è aperta al culto in quanto in fase di ristrutturazione in seguito ai danni riportati nel sisma dell’80. le tele che una volta adornavano la chiesa oggi in fase di restauro si possono ammirare presso il laboratorio allestito presso il Castello Normanno dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali di Salerno e Avellino:
San Salvatore
La Chiesa Madre di Caggiano è lunga 30m, larga 10m ed alta 11m, è ad una sola navata, il presbiterio è a volta mentre il soffitto, ora rifatto in calcestruzzo, una volta era di tela dipinta a cassettoni.
Il presbiterio è separato dal resto della chiesa da una balaustra, l’altare maggiore, in marmo screziato, sembra sia opera del primo 600.
Dei due altari laterali, il primo a destra è dedicato alla Madonna del Rosario, la patrona del paese, mentre il secondo a sinistra era dedicato alla Concezione della Vergine Maria ed oggi accoglie San Giuseppe.
Sull’altare maggiore vi è un quadro attribuito al Pucciarelli mentre il dipinto della Vergine del Soccorso è del Peccheneda, mentre il polittico ad esso intorno viene attribuito da alcuni al Guarino da altri ad un pittore influenzato dal Solimena e dal De Mura.
Di gran valore artistico è il pergamo in legno dell’insigne concittadino Cafaro Fortunato, è in stile barocco, sulle tre pareti lignee sono scolpiti episodi del Vangelo oltre ad una colomba, simbolo dello Spirito santo, un’aquila, raffigurante la forza della chiesa.
Il Campanile è in cemento.
Ospedale di San Luca
Fino al 1864 attiguo alla cappella di San Luca si trovava l’ospedale , sorto per volere del cardinale Gesualdo fratello del Signore di Caggiano, intorno al 1600.
I locali una volta destinati ad ospizio per i pellegrini vennero ampliati, fu creata una farmacia per la distribuzione gratuita di medicinali ai poveri Una parte delle entrate risulta venissero divise in 6 parti da destinare alla dote di altrettante povere giovani, i ducati rimanenti servivano per lì amministrazione dell’ospedale e per i poveri
Il Monastero (S. Antonio)
Il monastero dei Padri Riformati alla regola di S. Francesco fu costruito nel 1600 con l’apporto economico di tutte le famiglie del paese e venne consegnato nel 1634.
Il Convento ha la forma di un quadrato: intorno al chiostro sono tutti i servizi, sul porticato al primo piano le celle, la biblioteca e la saletta delle riunioni. Contigua è la piccola chiesa a due navate dedicata a S. Antonio, secondo protettore del paese.
L’interno è decorato da tele di Domenico Guarino, una piccola del Peccheneda e altri di scuola solimenesca. Opera di grande pregio è il monumento funerario di Emanuela Vitilio, figlia del marchese Parisanni e andata sposa al marchese di Auletta a 16 anni (ricontrollare l’iscrizione sul monumento). Morì di parto nel 1712.
All’interno di una nicchia lungo la parete sinistra (guardando dall’altare) è la statua lignea del 1700 raffigurante la Vergine e trasferita qui dalla chiesa di S. Maria dei Greci.
Nella sagrestia:
- Pietrafesa, Annunciazione, sec. XVII
- Ignoto, S. Agata, sec. XVIII
- Ignoto, S. Apollonia, sec. XVIII
- Ignoto, S. Michele Arcangelo, sec. XVIII
- D. Guarino, S. Carlo Borromeo riceve la comunione, 1721
- D. Guarino, Mensa di S. Bernardino da Siena, 1721
- Solimena (cerchia), Visione di S. Francesco, sec. XVIII
Nella chiesa sopra le arcate guardando dall’altare
Lato destro:
- D. Guarino, Incoronazione di santi francescani, 1725
- D. Guarino, S. Cecilia patrona della musica, sec. XVIII
- D. Guarino, Predica di S. Chiara, sec. XVIII
- D. Guarino, S. Pasquale Baylon, sec. XVIII
Lato sinistro:
- D. Guarino, S. Ludovico di Tolosa, 1723
- D. Guarino, S. Bernardino da Siena e santa francescana in adorazione dell’eucarestia,
sec. XVIII
- D. Guarino, Matrimonio mistico di S. Caterina, sec. XVIII
- D. Guarino, S. Margherita da Cortona che scopre il cadavere dell’uomo amato, sec. XVIII
Sopra l’arco sull’altare maggiore:
- D. Guarino, Comunione degli apostoli, 1729
Nella navata sinistra, dipinto piccolo
- N. Peccheneda, Madonna del suffragio, sec. XVIII
Nel portale d’ingresso:
- Ignoto, Immacolata Concezione, 1760
- Ignoto, S. Antonio da Padova, 1760
Cassa d’organo sec. XVIII – Cantoria 1742: botteghe campane
Opera di un certo pregio è il tumulo innalzato a Emanuela Vitilio.
Meritano attenzione due croci in madreperla di origine bizantina risalenti all’anno mille.
Di grande prestigio la statua lignea del 700 della Vergine trasferita nella cappella da S. Maria dei Greci.
Oggi i monaci non ci sono più, il monastero con tutti i beni mobili ed immobili, è passato al comune con le leggi eversive del 1866, la bella biblioteca tra le più ricche della Lucania, con testi del 500 e del 600 andò dispersa, solo alcuni libri di minor valore sono conservati nella biblioteca del SS. Salvatore.
Antiquarium
L’antiquarium si trova presso il monastero dei Padri Riformati, attiguo alla biblioteca comunale.
La tomba ricostruita al centro dell’antiquarium è alto-medievale, risale all’VIII-IX secolo d. C. ed è stata scavata in località Fontana Caggiano.
Tutti gli altri pezzi esposti appartenevano al monumento funerario fatto erigere da Gresia Terzia nel 40 d. C. per il marito Quinto Insteio Cimbro. La tomba è stata scavata presso la masseria Vannata dove permangono parti del basamento ed elementi dell’alzato. Si trattava di un monumento di grandi dimensioni a forma di tempio arricchito da statue che testimoniano in età tardo repubblicana un fenomeno di accumulazione della ricchezza e la formazione di vasti latifondi. Quanto alla famiglia degli Insteii, cui appartennero molti dei magistrati di Volcej (Buccino) noti da iscrizioni e che raggiunsero il rango di senatori in età imperiale, le iscrizioni note documentano il loro possesso di vaste proprietà da Auletta a Caggiano fino a Polla.
Le iscrizioni presenti nell’Antiquarium sono quelli originali; le copie corredano il plastico del monumento funerario che si trova nel Museo Nazionale di Buccino.
Museo della Polizia di Stato
Presso la biblioteca comunale è possibile visitare il Museo della Polizia di Stato all’interno della sede del A.N.P.S. dedicata a Giovanni Palatucci.
Percorsi naturalistici
Grotte dello Zachito
Le Grotte dello Zachito si trovano nel territorio del comune di Caggiano a Nord, Nord-Est dall’abitato e nei pressi del fiume Melandro. Secondo alcune documentazioni è in queste preistoriche grotte che si collocarono i primi insediamenti abitativi del popolo di Caggiano. La grotta fu scoperta dallo stesso speleologo scopritore delle grotte di Pertosa, Paolo Carucci (Caggiano 1842, Napoli 1925).
Attraverso un impervio passaggio si poteva accedere ad una sala più ampia dove sono stati rinvenuti numerosi reperti . La zona infatti era abitata da popolazioni di stirpe eandro: le vallate erano percorse da genti nomadi dedite alla pastorizia, armate di frecce di pietra ed archi e con scudi di vimini.
Il fiume Melandro
Un percorso d’eccezione per gli amanti della natura e del trekking è rappresentato, sul territorio di Caggiano, dal fiume eandro che segna il confine fisico tra le regioni Campania e Basilicata.
Intraprendere una passeggiata lungo le sue sponde o in estate dentro le sue basse acque torrentizie, significa immergersi in una realtà completamente alienata dal mondo.
L’unico contatto è con la natura, con lo scorrere lieve e lento del tempo.
Il fiume dista dal centro del paese circa 15 minuti di macchina, è possibile accedere alle sponde da più punti per poi continuare a piedi il percorso che risulta, per buona parte, anche percorribile via torrente.
Durante la passeggiata di circa un‘ora nel canyon formatosi grazie allo scorrere delle acque, è possibile individuare diverse sorgenti di acqua sulfurea che si riversa nelle acque.
A metà circa del cammino si incontrano quelli che vengono definiti informalmente Faraglioni. Si tratta di due formazioni in pietra che si stagliano nel cielo dove il fiume dà origine ad un’insenatura ed ad una spiaggetta pietrosa che pare creata a posta per una breve pausa o per un pic-nic tra cielo e acqua.
L’escursione è adatta sia per adulti che per bambini, è consigliabile un abbigliamento comodo e sportivo appropriato per chi vuol praticare il watertrekking.
“Martirio di S. Lucia” Peccheneda (seconda metà del XVIII sec)
“Incoronazione di S. Lucia “ Peccheneda (seconda metà del XVIII sec)
“Salvator Mundi” di Ignoto (XVII sec)
“S. Giacomo maggiore” Guarino (seconda metà del XVIII sec)
“Cacciata dei mercanti dal tempio” Peccheneda (1780)
“Le nozze di Cana” Peccheneda (seconda metà del XVIII sec)
“S. Michele” di Ignoto (XVII- XVIII sec)
“Martirio di S. Bartolomeo” di Ignoto (XVI- XVII sec)
“Battesimo di Cristo” Peccheneda (seconda metà del XVIII sec)
“Madonna del Carmine tra anime purganti” Peccheneda (seconda metà del XVIII sec)